Da cosa iniziare ci pare chiaro: non si può preparare un maestoso piatto di spaghetti allo scoglio se non si sa come cuocere la pasta.
Non sentiamoci così imbranati: se sull'intera popolazione europea è così ridotta la percentuale rappresentativa di chi non si sognerebbe mai di presentare uno spaghetto moscio e per di più come contorno – sì, intendo gli italiani – vuol dire che anche bollire la pastasciutta e mangiarla in una condizione di certificata commestibilità non è un gioco così banale.
Però può diventarlo, e sarà questo il passo iniziale verso la liberazione definitiva da un pranzo a base di scatolette di tonno.
Obiezione: perché imparare a preparare dell'artigianalissima pasta, quando posso mangiare firmato?
1. È senza dubbio più salutare! (Motivazione della mamma)
2. Così impari a sbrigartela da solo! (Motivazione della mamma e della nonna)
3. La tua cellulite ti ringrazierà ed sulla pancia ti tornerà la tartaruga. Beninteso, non quella rovesciata che hai adesso.
4. (Motivazione che farà molta presa sullo studente fuori sede medio) ...ma hai visto il prezzo al chilo del cibo pronto? La pappa artigianale è immensamente più economica e la perdita di tempo è davvero esigua. Riuscire a preparare piatti semplici, gustosi ed economici con ricette facili e veloci a volte contribuisce a dare una spinta di verve all'autostima un po' abbacchiata durante il periodo degli esami.
5. Il connubio sesso-cibo è molto radicato ed è provato che dimostrare al potenziale partner la nostra capacità ai fornelli aumenta la nostra carica erotica e stimola il desiderio sessuale nella controparte amorosa.
...Noto con piacere che dopo la 5° anche i più recalcitranti hanno trovato un'ispirazione per spolverare il piano cottura.
Dopo questo immane preambolo, passiamo al dunque.
Piccolo compendio culinario per lo studente fuori sede: liberarsi dalla schiavitù della scatoletta di tonno non è un miraggio.
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martedì 15 giugno 2010
Duro allenamento del survivor in cucina. Lo sforzo iniziale: la pastasciutta.
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Gnammotattica! Il compendio culinario per lo studente fuori sede.
Quando penso alla sopravvivenza alimentare dello studente universitario fuori sede mi sovviene l’agghiacciante immagine del mio amato frigorifero a Tallinn: pieno al punto giusto ma con la demoniaca capacità di generare strane muffe fosforescenti sui piatti più disparati (la rotellina per abbassare la temperatura tropicale all’interno venne rinvenuta solo 3 settimane prima del nuovo trasloco). O l’espressione sbigottita di mio padre nell’assaggiare la mia innovativa pasta al sugo e cannella inventata in tempi di necessità (a volte è meglio occultare al grande pubblico la nostra fantasia di chef incompresi. In un futuro ci apprezzeranno!).
Ed ecco che arriva allora la Gnammotattica, piccolo e battagliero compendio culinario per lo studente fuori sede, buttato giù da un paio di giovani pischelli appassionati di cucina.
Perché liberarsi dalla schiavitù della scatoletta di tonno non è un miraggio.
Ed ecco che arriva allora la Gnammotattica, piccolo e battagliero compendio culinario per lo studente fuori sede, buttato giù da un paio di giovani pischelli appassionati di cucina.
Perché liberarsi dalla schiavitù della scatoletta di tonno non è un miraggio.
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